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Tritone sardo Caudata Salamandridae
                                                                 
Euproctus platycephalus: Tritone sardo o Euprotto sardo
Anfibio urodelo endemico della Sardegna. È uno dei vertebrati più rari e minacciati d'Italia ed Europa. La specie è inserita nell' Appendice II della Convenzione di Berna e nell'Annesso IV della Direttiva Europea sugli Habitat naturali; rientra anche tra le specie "particolarmente" protette ai sensi della Legge regionale sarda 29 luglio 1998, n. 23.

Classificazione scientifica:
Regno: Animalia
Sottoregno: Eumetazoa
Phylum: Chordata
Subphylum: Vertebrata
Superclasse: Gnathostomata
Classe: Amphibia
Sottoclasse: Lissamphibia
Ordine: Urodela
Famiglia: Salamandridae
Genere: Euproctus
Specie: Euproctus platycephalus Gravenhorst, 1829

La sua lunghezza massima s'aggira sui 14 cm; il colore dorsale è variabile, in genere con la predominanza di tinte mimetiche sul tono verde, frammisto a macchie biancastre o marroni; talvolta, specie negli esemplari giovani o neometamorfosati, è presente un'elegante linea dorsale di colore arancione che percorre tutto il corpo, dal collo sino alla punta della coda.

La cresta, a differenza dei più comuni tritoni italiani, è presente solo sulla coda. La parte ventrale è punteggiata di scuro, su uno sfondo sfumato dal colore marrone-aranciato dei fianchi e della gola al biancastro del ventre. Come in tutti i congeneri del genere Euproctus, la cloaca ha una forma conica e rilevata (da cui il nome generico Euproctus; all'interno del genere si distingue per il profilo piatto della testa (da cui il nome specifico platycephalus). Il maschio si distingue dalla femmina per la presenza di uno sperone sulle zampe posteriori, usato per afferrare la femmina nell'accoppiamento, che superficialmente può assomigliare a un sesto dito. Il genere Euproctus, inoltre, ha i polmoni scarsamente sviluppati e la sua respirazione, allo stadio adulto, avviene attraverso la pelle umida e la mucosa del cavo faringeo.

Il suo habitat sono i corsi d'acqua e i laghetti non inquinati e con buona ossigenazione, siti in aree di macchia nelle zone montane e collinari dell'isola, tra i 50 e i 1700 metri di altitudine, con una maggiore presenza nel versante tirrenico (monti Limbara, Gennargentu, Sette Fratelli e alcune località nel Gerrei). È l'unico urodelo sardo ad essere strettamente legato all'ambiente acquatico; talvolta, in presenza d'acqua, si può trovare anche in ambiente ipogeo.

Strettamente legato all'ambiente acquatico, l'euprotto sardo, come tutti gli urodeli, si nutre di insetti ed altri piccoli animali, specialmente acquatici. La sua vita attiva si svolge nelle stagioni intermedie; nelle stagioni estreme cade in ibernazione e, probabilmente, in caso di siccità, in estivazione, uscendo dai torrenti e nascondendosi sotto le pietre nel fango umido, in buche o in fessure della roccia. I suoi costumi sono generalmente notturni o crepuscolari.

L'accoppiamento degli euprotti sardi può avvenire in primavera o in autunno, si svolge nelle acque basse e - contrariamente a quello della maggioranza degli urodeli - avviene senza particolari rituali di corteggiamento ma piuttosto con una specie di "cattura" della femmina, presa per il tronco con la bocca dal maschio, che la può trattenere, prima del vero e proprio accoppiamento, anche per un'ora. L'unica reazione apparente della femmina sono dei deboli movimenti della coda. La spermatofora non è deposta all'esterno, ma passata dalla cloaca del maschio a quella della femmina. Tale particolarità dell'accoppiamento è legata forse al fatto che questo avviene in acqua corrente. La femmina depone poi 50-200 uova gelatinose, di dimensioni maggiori rispetto alla media degli urodeli, facendole aderire alla superficie immersa dei sassi; dalle uova nascono delle larve inizialmente delle dimensioni di 8 mm o poco più, che svolgeranno una vita integralmente acquatica, con respirazione branchiale, per diversi mesi, e talvolta anche per più di un anno. Quindi avverrà la metamorfosi, le branchie scompariranno, l'animale potrà lasciare per brevi periodi l'acqua e l'aspetto s'avvicinerà a quello degli adulti. Nonostante l'ipotrofia dei polmoni, comincerà anche la respirazione aerea, attraverso la mucosa faringea, che determinerà l'abitudine alle emersioni dall'acqua.