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Mandrillo Mandrillus sphinx Cercopithecinae
Mandrillus sphinx: Mandrillo
Primate catarrino della famiglia dei Cercopitecidi. Il nome vuol dire letteralmente uomo-scimmia.

Classificazione scientifica
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Superordine: Euarchontoglires
(clade): Euarchonta
Ordine: Primates
Sottordine: Haplorrhini
Infraordine: Simiiformes
Parvordine: Catarrhini
Superfamiglia: Cercopithecoidea
Famiglia: Cercopithecidae
Sottofamiglia: Cercopithecinae
Tribù: Papionini
Genere: Mandrillus
Specie: Mandrillus sphinx Linnaeus, 1758

Vive nelle foreste vergini dell'Africa occidentale, soprattutto in quelle del Camerun meridionale, la Guinea, la Costa d'Oro e il bacino del Congo. Pare che le popolazioni a nord del fiume Ogooué siano differenti geneticamente da quelle a sud di tale fiume, al punto di far pensare agli studiosi che si tratti di due sottospecie distinte.
Nonostante spesso i mandrilli vengono rappresentati in ambienti rupestri, magari mentre rotolano pietre per cercare cibo, in realtà essi sono abitanti della foresta pluviale.

Un maschio adulto misura mediamente circa 90-100 cm, cui si sommano 3-4 cm di coda: l'altezza al garrese è di 60 cm. Le femmine sono più piccole (anche la metà di un grosso maschio), aggraziate e minute. Queste dimensioni ne fanno la scimmia non antropomorfa più grande attualmente esistente.

Il mandrillo è una scimmia assai variopinta: sul dorso il pelo è bruno scuro, con sfumature verde oliva, sul petto invece è giallastro, sul ventre diviene di consistenza ovattata ed è di colore biancastro, mentre sui fianchi è presente una fascia divisoria fra il pelo del dorso e del ventre, di colore bruno chiaro. In tutto il corpo il pelame è un po' ruvido e ispido.
La testa del maschio è di dimensioni eccezionali rispetto al corpo, facendo quasi pensare a quella di un cinghiale. Dietro gli orecchi si nota una macchia glabra bianca, mentre il naso arde d'un rosso cinabro ed i rigonfiamenti delle guance splendono di un blu fiordaliso: i solchi, che dividono questi rigonfiamenti, appaiono di color nero. Gli orecchi piccoli e quasi celati dal pelo sono chiari, giallo-biancastri. Una mascherina nera incornicia gli occhi bruni, una barba giallo limone orna il mento. Lo scroto e l'ano sono di un rosso vivo, le callosità ischiatiche sono rosse cerchiate di blu, le mani sono nere.

Si tratta di animali sociali che vivono in grossi gruppi, composti da un numero variabile di femmine e cuccioli e da un unico maschio dominante. Poco si sa dell'entità media di un gruppo: pare che il gruppo di mandrilli di maggiori dimensioni conti 1300 individui e si trovi nel parco nazionale di Lopé, in Gabon: si tratta del più grande aggregato di primati (non umani) mai osservato.
Come sempre avviene per gli animali fuori del comune, anche sulle spalle del mandrillo gravano innumerevoli favole e leggende. In certe storie d'avventure il mandrillo, temuto più che il leone e il leopardo, assale gli uomini, aggredisce le donne e penetra nei villaggi, dove si abbandona al più sfrenato saccheggio. Nessuna di queste asserzioni è documentata, anche e soprattutto perché ben poco sappiamo del mandrillo allo stato libero.
Sembra che il capo-branco difenda con grande temerarietà le femmine e i piccoli e si trasformi, se adirato, in un terribile avversario. Eppure sorprende l'elevato numero di mandrilli che gli indigeni riescono a catturare. Forse la ragione per cui gli indigeni continuano a diffondere le vecchie storie terrificanti sui mandrilli ha per scopo di aumentare il valore della preda agli occhi dell'acquirente.

Si tratta di animali onnivori con abitudini terricole. Si nutrono su frutti caduti, foglie, bacche, insetti e piccoli animali. In alcune occasioni, i mandrilli (soprattutto grossi maschi solitari) sono stati osservati cacciare attivamente e nutrirsi di esemplari adulti di cefalofo.
Nei luoghi dove i mandrilli sono piuttosto comuni, è piuttosto frequente che sconfinino dalla foresta per nutrirsi nelle piantagioni, causando danni anche ingenti.

Le femmine tendono ad accoppiarsi in modo tale che il termine della gestazione (che dura 6-7 mesi) avvenga fra gennaio ed aprile, anche se una femmina può accoppiarsi ad ogni estro, che ha un ciclo di 33 giorni. L'accoppiamento è preceduto da una corte serrata, nella quale il maschio segue la femmina emettendo continuamente suoni simili a grugniti e digrignando i denti, fino a quando essa non capitola. Il segnale di disposizione all'accoppiamento da parte della femmina consiste nel suo mostrare il posteriore al maschio, il quale a questo punto la monta.
I cuccioli, di solito, uno per parto, nascono con gli occhi aperti e già ricoperti di pelo con la pelle di colore rosa ed un rado pelo nerastro, che viene cambiato attorno ai due mesi d'età. Il cucciolo resta solitamente attaccato al ventre materno fino a quando non è in grado di seguire il gruppo da solo.
La madre gioca col piccolo e stabilisce con lui un profondo legame affettivo, che fra femmine dura per tutta la vita, mentre coi maschi dura fino alla maturità sessuale, quando il figlio è costretto ad allontanarsi dal gruppo. Prima di partorire nuovamente, la femmina aspetta circa un anno.

In cattività, la speranza di vita dei mandrilli si aggira attorno alla trentina d'anni.