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Australopithecus garhi Australopithecus garhi 2,5 Ma Etiopia 1996
                                                                 
Australopithecus garhi:
Specie di Ominidi del genere Australopithecus.

Classificazione scientifica:
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Superordine: Euarchontoglires
(clade): Euarchonta
Ordine: Primates
Famiglia: Hominidae
Genere: Australopithecus:
Specie: Australopithecus garhi

Nella zona del fiume Awash nella depressione desertica dell' Afar, in Etiopia, dov'erano già stati scoperti i resti dell'Australopithecus afarensis, sono stati trovati dei resti fossili risalenti a 2,5 milioni di anni fa. L'essere a cui i resti appartengono è stato chiamato Australopithecus garhi, dove la parola "garhi" nella lingua afar ha il significato di "sorpresa".

Nel 1996 l'équipe guidata dai paleontologi J. Desmond Clark e Tim D. White della Università di California a Berkeley portò alla luce le ossa di un braccio e di una gamba del piccolo ominide, insieme ad altri frammenti dello scheletro. Nel 1997, Yohannes Haile-Selassie, un altro paleontologo del gruppo, scoprì a 275 metri di distanza i frammenti di un cranio e di una mascella. I resti sono stati poi studiati dal gruppo di ricerca dell'etiope Berhane Asfaw, del Rift Valley Research Service.

Secondo gli studiosi, A. garhi possiede caratteristiche sia umane che scimmiesche. Mentre il volto e la mascella sono tipici delle scimmie australopitecine, i denti hanno dimensioni tali da renderli molto simili a quelli umani. Così come il lungo femore, caratteristica umana, si accosta a lunghi avambracci, caratteristica invece degli australopiteci. Dai resti degli otto individui ritrovati, si è stabilito che A. garhi non fosse più alto di un metro e quarantacinque centimetri.

Nello stesso sito del ritrovamento, Jean de Heinzelin, dell'Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique, ha scoperto numerosi resti di cavalli, antilopi ed altri animali con evidenti segni lasciati da utensili. Lo studioso ipotizza così che A. garhi avesse già quelle prerogative del genere Homo, come la macellazione sistematica delle prede, che non si ritenevano esistenti prima di 1,8 milioni di anni fa.

I tratti dei reperti fossili dell' A. garhi, come il BOU-VP-12/130, si differenziano da quelli dell' Australopithecus afarensis e dell' Australopithecus africanus come si può dedurre dal confronto tra la mascella di A. afarensis ritrovata a Hadar e i reperti di A. gahri trovati a Bouri.

L' A. garhi aveva una capacità cranica di circa 450 cm3, dello stesso ordine di grandezza degli altri australopitecini. La mandibola classificata come Asfaw et al. ha una morfologia compatibile con la specie, anche se non è escluso che altri ominini possano essere ritrovati negli stessi depositi. I molari e i premolari mostrano similarità con quelli dell' Australopithecus boisei in quanto sono più grandi delle altre forme di Australopitecini più minuti. Pertanto se l' A. garhi è un antenato del genere Homo, la morfologia maxillofacciale ha subito una rapida evoluzione in un periodo compreso tra 200.000 e 300.000 anni.

Alcuni primitivi artefatti in pietra lavorata, simili a quelli della tecnologia olduvaiana sono stati ritrovati assieme ai fossili di A. garhi e datati tra 2,5 e 2,6 milioni di anni] Questi utensili sembrano più antichi di quelli utilizzati dall' Homo habilis, ritenuto un possibile antenato diretto dei moderni hominini. Per lungo tempo si era ritenuto che solo i membri del genere Homo avessero avuto l'abilità di produrre utensili sofisticati. Questi utensili piuttosto grezzi mancano ancora delle tecnica che si sarebbe vista nelle più tarde forme dell' Olduvaiano e dell' Acheuleano.